DETTAGLI: RECENSIONE DI FRANCO QUADRI SU REPUBBLICA

La vita secondo Norén un viaggio nel caso


Repubblica — 13 febbraio 2010 pagina 46 sezione: SPETTACOLI

L' ARRIVO al Piccolo Teatro dello svedese Lars Norén con due suoi testi nuovi per l' Italia (ora Dettagli e da lunedì prossimo anche 20 novembre ), dopo quelli di Lagarce l' anno scorso,è un fatto importante che dovrebbe essere normale per un teatro stabile come del resto avviene all' estero: si tratta infatti in entrambi i casi di autori importanti e affermati anche al di fuori del loro paese. Rivale di Bergman come regista e discepolo di O' Neill come scrittore, Norén ha anche una storia italiana, negli anni 90 ha presentato al Piccolo una sua regia di Danza di morte e ha frequentato i nostri festival con la sua compagnia, diversi suoi testi sono stati inscenati in italiano e i maggiori oggi trionfano a Parigi, Londra, Broadway. Scritto all' inizio del secolo, Dettagli, come il precedente Demoni, fa parte della serie dei suoi quartetti e mette in scena due coppie destinate a scambiarsi con giochi che però nel nuovo lavoro evitano ogni tipo di macchinosità. Le due coppie, formate all' inizio da un editore e una dottoressa di ospedale e da un autore di teatro e una scrittrice, intellettuali con qualche problema nei riguardi dei figli e difficoltà ad averne altri, che si incontrano per motivi di lavoro e arrivano presto a scambi a volte provvisori, portati dalla comune inquietudine a frequenti viaggi all' estero, specialmente in Italia, anzi in Toscana, e a New York, ma per una di loro di origine ebraica ci sarà alla fine anche una meta israeliana. La storia abbastanza convulsa per i continui cambiamenti di vita dura un decennio, dal maggio ' 89 al dicembre ' 99, ma ha la caratteristica fondamentale che ogni sua svolta dipende da minimi dettagli, quindi praticamente dal caso. Una grande trovata che, attagliandosi al nonsenso che ci governa, dà a questa commedia drammatica e sempre imprevedibile, la verità e la grandezza di una acuta interpretazione della vita, che ha anche il gusto e il merito di non dirci tutto. Perché i "dettagli" che ci vengono esposti dalla scrittura non coprono ovviamente l' intero periodo della vicenda ma a volte ce ne nascondono dei mesi interi, come si vede dal testo e anche nel quadro di fondo dello spettacolo, diretto con l' affettuosa cura che sempre lo distingue da Carmelo Rifici. E non era facile, dato proprio il convulso succedersi degli avvenimenti, il rovesciarsi delle situazioni, i trasferimenti di luoghi, reso comunque in pieno dalle grandi interpretazioni dei quattro protagonisti grondanti verità e capacità di distanziazione al tempo stesso e sempre in grado di entrare in personalità che contraddicono il loro modo di essere. E si diversificano anche tra loro dalla maschera senza maschera in cui sparisce e rivive Francesco Colella alla facilità con cui Giovanni Crippa trasforma l' intellettuale dei suoi inizi nel vagabondo senza più certezze del finale, dai diversi smascheramenti di Melania Giglio e di Elena Ghiaurov che approderanno via via dalle loro compassate presenze all' angoscia dell' impossbile approdo alla maternità. Il tutto nell' ambiente dispersivo e non facile del Teatro Studio dove al riuscito disordine delle file di panche centrali viene contrapposto un greve sfondo inutilmente aeroportuale dalla scenografia di Guido Buganza, mentre le musiche di Daniele D' Angelo aggravano le sordità irrisolte della sala a danno delle voci. Peccato, ma nonostante tutto siamo di fronte a un grande spettacolo. - FRANCO QUADRI
 
Tratto da repubblica.it .

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