APOCALISSE (una domenica a Patmos)

progetto grafico D. Tozzo

TEATRODILINA 
presenta
APOCALISSE (UNA DOMENICA A PATMOS)
da L’Apocalisse di Giovanni

con Francesco Colella
foundfootage music and sound Giuseppe D’Amato
musiche originali Alessandro Linzitto – “Linz”
scenografie Salvo Ingala
aiuto regia Leonardo Maddalena
regia Francesco Lagi
foto di D. Lasagni

APOCALISSE  (UNA DOMENICA A PATMOS) – Alcune note
Un uomo sta da solo su una piccola isola del Mediterraneo. È esiliato, costretto alla solitudine, lontano da tutto. Si chiama Giovanni. È domenica e su quell’isoletta tutto tace. Primo pomeriggio, monotono frinire di cicale, fa caldo. All’improvviso sente alle sue spalle una voce che lo chiama. Beato chi legge e chi ascolta e chi crede alla profezia perché il momento è vicino.

L’Apocalisse è la fine del mondo. L’Apocalisse non è uno scherzo. L’Apocalisse è una profezia. L’Apocalisse non è un racconto. L’Apocalisse è la verità. L’Apocalisse non è la realtà. L’Apocalisse è un attimo. L’Apocalisse non è una preghiera. L’Apocalisse è un paio di occhiali. L’Apocalisse non è un libro. L’Apocalisse è un coccio di vetro. L’Apocalisse non è uno zoo. L’Apocalisse è un attacco di panico. L’Apocalisse non è un regime dietetico. L’Apocalisse è una donna incinta. L’Apocalisse non è un cono da un euro. L’Apocalisse è ultima. L’Apocalisse non è una Mini Cooper. L’Apocalisse è un miele amaro. L’Apocalisse non è una partita di pallone. L’Apocalisse è un tuffo nel mare. L’Apocalisse non è una citazione. L’Apocalisse è l’inizio di un mondo nuovo.



Bologna
26/05/2011 ore 21.00 
Aula Magna di Santa Lucia, via Castiglione, 36

Roma
30/05/2011 ore 21.00
LOST IN LOFT, via Affogalasino, 34



foto di D. Lasagni

UBU 2010 - PREMIAZIONE

BOLOGNA giovedì 26/05/2011 ore 21

DIRETTA WEB ORE 21.00 SU www.classics.unibo.it/permanenza
Apocalisse
(una domenica a Patmos)
dall’Apocalisse di Giovanni
con Francesco Colella
regia
Francesco Lagi
Giovedì 26 maggio 2011, ore 21
Aula Magna di Santa Lucia

Nota di regia
Un uomo sta da solo su una piccola isola del Mediterraneo. È esiliato, costretto alla solitudine, lontano da tutto. Si chiama Giovanni e sta passando gli ultimi anni della sua vita. È domenica e su quell’isoletta tutto tace. Primo pomeriggio, monotono frinire di cicale, fa caldo. All’improvviso sente alle sue spalle una voce che lo chiama. E da quel momento, Giovanni si perde in un’esperienza ultraterrena. Sente cose che nessuno ha mai sentito e vede cose che nessuno ha mai visto. L’Apocalisse è la descrizione di questa esperienza, un resoconto che non si fa mai racconto, dove la percezione di Giovanni non è mai così cosciente da diventare
struttura narrativa. È un rapimento in estasi, in uno stato di sonno, di sogno, di visione. L’esperienza di un vecchio, picchiatello e abbandonato. Tutto si svolge in un attimo, non c’è dentro l’Apocalisse un tempo orizzontale che si srotola in modo progressivo, è una grande visione, un lungo e immediato big bang. La visione dell’Apocalisse è terribile, per lunghi tratti violenta e sanguinante, coinvolge Giovanni a tal punto e con una prepotenza tale che non gli lascia respiro. Quello che colpisce, però, una volta terminato il viaggio, è il senso di appagante serenità che lo pervade e che contagia il lettore o l’ascoltatore. Ecco, quello che vogliamo suggerire, al di là dell’orizzonte sacro o divino di questo che è l’ultimo libro della Bibbia, è un senso di profonda dolcezza. Si parla di un piccolo uomo solo, che accoglie il mistero del dolore umano e del
male del mondo. E avverte la possibilità di una nuova vita e la sensazione felice che presto ci sarà. O che è già arrivata.
Francesco Lagi