Conferenza stampa DETTAGLI

Di Valeria Giulia Carboni, pubblicato su persinsala.it .

Conferenza stampa per la pièce di Lars Norén al Piccolo Teatro Studio. Francesco Colella, uno tra i protagonisti dello spettacolo, ci spiega la forza di questo autore, mentre il direttore Escobar parla della riapertura della sede storica dei via Rovello.

Dopo Jean Luc Lagarce l’anno scorso, I pretendenti e Giusto la fine del mondo, il Piccolo Teatro sceglie il drammaturgo svedese Lars Norén, anche lui con due testi, Dettagli e 20 novembre. La regia del primo spettacolo è di Carmelo Rifici, già regista di altre pièce al Piccolo Teatro.
Rifici si accosta a questo testo guardando ai grandi maestri di Norén – Strindberg e Bergman, ma anche O’Neill – e con questo spettacolo vuole completare quello che lui definisce il “trittico del Nord”, iniziato con La signorina Julie di Strinberg e Lunga giornata verso la morte di O’Neill, entrambi per il Teatro Litta.
Il testo di Norén è difficile perché mette in scena l’inferno della vita di due coppie, quell’inferno che di solito teniamo ben nascosto dentro di noi, del quale è sopportabile vedere solo qualche dettaglio.
Come reagiscono gli attori ai tranelli del testo? Francesco Colella spiega: «È uno spettacolo che non ammette filtri né maschere, non puoi prescindere da te stesso per rappresentare questi personaggi». Il lavoro del regista nel tirar fuori i caratteri rappresentati dagli interpreti è stato molto delicato, il più possibile non invasivo. Rifici ha saputo condurre Colella e i suoi colleghi dove voleva, lasciando, allo stesso tempo, che ognuno seguisse il proprio percorso: «Rispetto ad altri giovani registi che si impongono totalmente», continua l’attore: «ci ha ascoltati e ha lavorato insieme a noi e questo denota in lui una grande maturità artistica».
Dopo la conferenza stampa Persinsala ha anche incontrato il direttore amministrativo del Piccolo, Sergio Escobar, il quale ci ha parlato della riapertura della sede storica di via Rovello, dichiarando che non hanno avuto nessun problema, anzi, che i lavori sono finiti addirittura in anticipo rispetto a quanto previsto.
Certo, le difficoltà ci sono state e ci saranno sempre, ma vanno affrontate: «Chi dice che l’intervento pubblico è inefficiente è chiaramente in malafede», spiega, visto che con il cantiere del Piccolo non ha subito alcun ritardo. «Ci vuole molto coraggio a mettere mano a un luogo storico quale la sala di via Rovello. Grassi ne sarebbe stato contento».
Per chi visita la sala le modifiche non sono visibili, ma ci sono: «Ho chiesto che le sedie originali venissero smontate, controllate e rimontate così com’erano», così come devono essere.Non si è intervenuti solo sulla sala, però, avendo eseguito anche un’importante opera di restauro sul chiostro: uno spazio bellissimo, compatibile con l’attività produttiva del teatro: «Basta andare lì in questi giorni per vedere quanta gente entra solo per dare un’occhiata, restando a bocca aperta», ha fatto notare Escobar.
Perché questo è l’obiettivo che il Piccolo Teatro si pone da sempre: essere uno spazio per i cittadini, un luogo aperto alle persone di qualsiasi estrazione sociale o culturale. E la scelta dello spettacolo di inaugurazione della sede di Via Rovello, oggi Teatro Grassi, Pene d’amor perdute – regia del russo Lev Dodin – rispecchia il carattere di multiculturalità del Piccolo. «Non si tratta di una scelta eccentrica, bensì di una politica ben precisa», spiega Escobar. Pièce in lingua diversa da quella italiana sono diventate normali in una città come Milano.
La vera sfida è tenere un simile spettacolo in cartellone per due settimane, sfida che il Piccolo Teatro sta vincendo. «Quanti teatri possono permettersi di riaprire una sede storica con uno spettacolo così?», chiede Escobar.Pochi, davvero pochi.

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