L'ASINO D'ORO A MILANO

Sara Trecate scrive de L'ASINO D'ORO su teatrimilano.it 02/12/2009.

Sulla ristretta superficie di una pedana circolare, il giovane Francesco Colella, volto noto ai frequentatori del Piccolo Teatro, tutto solo si trova a dar vita ai numerosi personaggi de L'asino d'oro di Apuleio, nell'omonimo spettacolo (creato insieme al regista Francesco Lagi) in scena dall'1 al 3 dicembre al Teatro Ringhiera.
Il ricco Lucio, curioso di conoscere i segreti della maga Pànfile, le ruba un unguento che per errore lo trasformerà in asino. Solo mangiando delle rose potrà tornare umano, ma prima di trovarle affronterà situazioni di ogni tipo, che gli daranno prova della crudeltà umana.
La riduzione drammaturgica del romanzo, curata dagli stessi Colella e Lagi, agile e snella scorre piacevolmente. Gli autori hanno optato per un monologo pronunciato dal protagonista Lucio, che spesso include il suo flusso di pensieri e che in diverse occasioni si trasforma nella voce di altri personaggi, in un turbinio di parole che lasciano un'impressione di surrealtà.
Gli episodi, alleggeriti, si concatenano e sfumano l'uno nell'altro, in ognuno Colella si fa carico di impersonare tutti i presenti in scena lasciando volutamente una certa confusione nella sua interpretazione: non cambia voce quando cambia personaggio e il linguaggio corporeo accenna solo minime differenziazioni. La recitazione, rapida e senza interruzioni tra un episodio e l'altro, ha un carattere trasognato. Verrebbe da pensare che la storia dell'asino Lucio sia la rappresentazione di un sogno (o di un incubo). Considerato anche che la scenografia prevede un velo che avvolge l'attore e rende confusa la nostra visuale, il dubbio resta forte.
Con l'unico attore ingabbiato in una claustrofobica struttura cilindrica si potrebbe temere uno spettacolo statico e monotono, invece Colella trova spazi imprevisti, sfrutta ogni centimetro del piedistallo, lavora con la sua fisicità per creare figure sempre nuove.
Ricorrente è l'immagine del vortice: nel cilindro, nei movimenti del protagonista, nel susseguirsi degli episodi. Il rimando è alla situazione di Lucio, imprigionato in un corpo animalesco e in un'esistenza non desiderata da cui non riesce ad uscire. Paradossalmente è proprio in queste condizioni che riuscirà a capire tante cose, ad aprirsi a nuove esperienze e a nuovi incontri, fino a diventare un asino più umano degli umani. Alla fine questa, come ogni circostanza difficoltosa che si rispetti, avrà lasciato importanti insegnamenti.
Una variegata platea, comprendente, fra gli altri, universitari, forze dell'ordine e teatranti, riempie il Teatro Ringhiera e assiste attenta al bel lavoro di due giovani in gamba. Terminato lo spettacolo, applaude convinta.





http://www.teatrimilano.it/350-asinodoro-teatroringhiera-colella.htm

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