DELTEATRO.IT pubblica una bella recensione sull'ASINO D'ORO



L'asino d'oro


Scritto nel II secolo dopo Cristo, L'asino d'oro, noto anche come "Metamorfosi", è un romanzo di formazione, un viaggio di conoscenza dall'età giovanile a quella adulta . Attraverso le peripezie del suo personaggio principale, Lucio, trasformato da un incantesimo in asino e poi ritornato uomo dopo molte avventure, l'autore racconta in un modo fra il fiabesco e il rapsodico, la presa di coscienza, il diventare "grande" e dunque consapevole di un ragazzo facilone e scapestrato. Oltre che la storia di Lucio, nel romanzo, come in una specie di Mille e una notte asinina, si intrecciano anche altre storie d'amore, di morte, di punizione, di vizio e sregolatezza. Un romanzo sulla vita, insomma, che come da tradizione , gioca sui rapporti fra gli dei e gli uomini, fra il mondo animale e quello umano.

L'asino d'oro ha spesso intrigato i teatranti: qualche anno fa, per esempio, Paolo Poli ne fece una graffiante e divertente rivisitazione che ebbe molto successo. Oggi Francesco Colella, attore fra i più interessanti della giovane generazione, fra i protagonisti di molti spettacoli importanti di Luca Ronconi, uno che si trova a suo agio nel mondo della fiabe (si ricorda la sua bella interpretazione del Gatto con gli stivali di Tieck dell'anno scorso. Leggi la recensione. N.d.T.), insieme a Francesco Lagi che ne firma la regia, ha costruito un testo dove tutti i personaggi, il mondo fantastico di Lucio e le sue peripezie, i suoi incontri vengono rivissuti in prima persona. Come un flusso di memoria, come una storia interiore.

L'attore sta solo dentro un cilindro trasparente di garza, su di una pedana rotonda cosparsa di sabbia bianca: il suo è un racconto che nasce della mente, dove Lucio si trasforma in una specie di Lucky beckettiano che arriva in scena con la sua valigetta gessosa per dirci la sua storia. Una storia "pazza" dove vengono messi in luce i difetti e la credulità degli uomini. Tutto viene scandito da suoni e musiche rielaborate, niente è realistico, anche se il racconto non rinuncia alla fisicità che Colella filtra con misura non tanto immedesimandosi nei personaggi e nella storia, né facendone le voci, ma rimanendo sempre se stesso, dentro il flusso dei suoi affascinanti, favolistici ricordi. Una bella prova accolta con successo da un pubblico giovanile e attento.

di maria grazia gregori

(16:19 - 02 dic 2009)

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