Anima errante. Rifici ridà vita al dramma di Seveso

Difficile dare un’unica definizione a “Anima errante” diRoberto Cavosi, messo in scena da Carmelo Rifici al Tieffe di Milano, perché è insieme dramma civile, religioso, tragedia, opera espressionista, teatro simbolista. 

L’episodio di cronaca che fa da cornice alla vicenda, tristemente famoso, è la fuoriuscita di una nube di diossina a causa della rottura di un reattore in una fabbrica di profumi e disinfettanti sanitari: siamo a Seveso, nella bassa Brianza, ed è il 10 luglio del 1976. 


Al centro della pièce la storia di Sara, una giovane donna sposata e in attesa di un figlio tanto desiderato, a cui il veleno sprigionato dalla diossina sembra impedire la nascita. Il desiderio di maternità e di attaccamento alla vita è troppo profondo in Sara, e non trovando risposte nella scienza (nel ‘76 sulla diossina in Italia circolavano solo informazioni scarne ed allarmanti) la donna trova rifugio nella fede, finendo per siglare un patto con la beata vergine “una madre per una madre, un figlio per un figlio”.  


Nella struggente identificazione con la madre per eccellenza, Sara si trova ancora una volta impotente nei confronti di un figlio da salvare. Attorno al dramma intimo della protagonista ruota un’umanità ferita: dalle giovani madri di Seveso, incoraggiate ad interrompere le gravidanze, alle famiglie costrette ad evacuare e a vivere in motel, private della loro dimensione domestica, fino alle vittime del disastro, come il marito di Sara, bruciate più nell’anima che sulla pelle. 


La complessità del testo di Cavosi ha incontrato la drammaturgia caleidoscopica di Rifici, che lungi dall’adottare una lettura univoca della storia, sceglie di mixare diverse soluzioni sceniche, riuscendo però a mantenere narrativamente compatta la pièce.

Si possono leggere elementi della tragedia greca nel coro delle tre presenze femminili, mentre un richiamo al teatro realista è evidente quando il dramma entra nelle mura domestiche di Sara e del marito, filtrando i dialoghi della coppia; di gusto espressionista è la performance di Francesco Colella, marito operaio di Sara, affetto da cloracne dopo la tragedia di Severo; ispirate al teatro liturgico-medievale sono infine le invocazioni alla vergine. 

Magistrale l’interpretazione di Maddalena Crippa nel ruolo di Sara, grazie ad un’ottima  capacità di mimesi; intensa e graffiante anche l’interpretazione di Colella.

Il gioco di luci ed ombre e l’aspetto mutevole e dinamico della scenografia cadenzano i tempi del dramma, conferendo ritmo e movimento alla pièce.

Anima Errante

di Roberto Cavosi
con Maddalena Crippa 
Francesco Colella, Carlotta Viscovo
e con Francesca Mària, Stefania Medri, Raffaella Tagliabue
regia Carmelo Rifici
scene Daniele Spisa
costumi Margherita Baldoni
canti a cura di Emanuele De Checchi
luci Matteo Crespi
produzione Tieffe Teatro
durata: 1h 40'

Visto a Milano, Teatro Tieffe Menotti, il 20 gennaio 2013


Tratto da www.klpteatro.it

Maddalena Crippa ne L'Anima Errante di Carmelo Rifici

Nessun commento:

Posta un commento