GAZZETTA DEL SUD mercoledì 16 febbraio 2011

Al catanzarese Colella il premio Ubu 2010 
Francesco Colella e Gioele Dix durante la cerimonia di consegna degli UBU 2010
Danila Letizia
Il Premio Ubu 2010 per la categoria "Migliore attore non protagonista" per l'interpretazione in "Dettagli" di Lars Noren (di cui foto) e per "Il mercante di Venezia" è andato al catanzarese Francesco Colella.
Da qualche anno nella compagnia stabile del "Piccolo Teatro" di Milano guidata da Luca Ronconi il giovane talento della nostra terra ha catalizzato l'interesse dei critici, tanto che ad un certo punto... «Sono stato chiamato dal patron Franco Quadri che mi ha avvisato della nomination ed invitato ad essere presente alla cerimonia di premiazione», ci ha raccontato Colella.
«Ho urlato dalla gioia – ha poi aggiunto l'artista – perché è un riconoscimento critico che mi mancava. Evidentemente è trapelata dal mio attuale modo di recitare una certa crescita che si è liberata di alcuni formalismi ed ha acquisito una maggiore naturalezza che arriva di più al pubblico».
- C'è una motivazione particolare che ti ha consentito di avere questa evoluzione?
«Penso che la maturazione di alcune mie vicende personali che mi hanno fatto crescere come persona sia coincisa con una diversa modalità di comunicare attraverso questo mestiere. In più cerco continuamente di coltivare mie esperienze professionali a latere, oltre che godere del privilegio di essere uno strumento dell'arte di Ronconi, che mi permettono di mettermi continuamente alla prova. Uscirà, infatti, un film nelle sale cinematografiche in autunno prossimo con Silvio Orlando a cui ho partecipato, sono Renzo nella rielaborazione del Testori "I Promessi Sposi alla prova" ed il 27 maggio, per esempio all'Università di Bologna sarò solo ne "L'Apocalisse di Giovanni" con la regia di Francesco Lagi con il quale ho fatto "L'asino d'oro" al Politeama di Catanzaro lo scorso maggio».
- A proposito della tua città e dei circuiti teatrali che cosa pensi?
«Per me il Teatro è riflessione su di sé attraverso quello che viene rappresentato sulla scena e non mera ammirazione dei virtuosismi di questo o quell'attore. Se un teatro serve solo a dare lustro alla città allora si è sulla strada sbagliata perché il motore principale dovrebbe essere quello della conoscenza altrimenti si tratta di un rito appassito».
- Cosa ricorda dei suoi primi passi?
«Ho iniziato con Lillo Zingaropoli, e poi sono passato alla scuola di Salvatore Corea, che oltre ad essere formatrice della mia attuale professione, è stata importante nella formazione della mia vita. Mi ricordo soprattutto l'insegnamento di Salvatore che ripeteva: "L'accoglienza e l'andare d'accordo sono le cose da cui partire". Ho anche un bellissimo ricordo di Pino Michienzi che per me, fin da quando ero piccolo, è stato un punto di riferimento».
L'Ubu fondato nel 1979 dal critico Franco Quadri, è considerato il riconoscimento più importante di teatro in Italia ed è così chiamato dal riferimento all'opera teatrale Ubu re (Ubu roi) di Alfred Jarry, drammaturgo francese.

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